Land grabbing, privatizzazione delle terre, consumo e impoverimento del suolo, compromissione delle risorse naturali, disprezzo della sovranità alimentare. Le ragioni che rendono necessarie misure per tutelare quella categoria di persone che, in tutto il mondo, sopravvive producendo il cibo che mangiamo sono molte e urgenti. Non a caso, il 17 aprile si celebra la Giornata mondiale della lotta contadina, una chiamata internazionale contro lo sfruttamento della terra e dei piccoli produttori.
Giornata mondiale della lotta contadina, il ventitreesimo anniversario
La Giornata mondiale della lotta contadina nasce per commemorare l’anniversario del massacro di Eldorado dos Carajás, Brasile, del 17 aprile 1996. Quel giorno, per mano della polizia locale, 19 lavoratori rurali del Movimento brasiliano dei Sem Terra furono uccisi e altri 69 furono feriti. La causa della strage? I contadini avevano bloccato la strada per spingere il governo dello Stato a mantenere la promessa di dare loro mezzi di trasporto e alimenti per andare nella capitale a negoziare con l’INCRA (Istituto Nazionale di Riforma Agraria) la sistemazione di 2000 famiglie di senza terra nella fazenda Macaxeira.
Da allora, ogni anno si mantiene vivo il ricordo di tale episodio con celebrazioni in tutto il mondo, in difesa dei contadini che si battono per i loro diritti fondamentali. Persone che, nei quattro angoli del pianeta, continuano a morire, spesso nel silenzio generale.
Una ricorrenza quantomai attuale
Una strage che non sembra avere fine. La denuncia di Via Campesina, realtà federatrice delle lotte contadine a livello mondiale riecheggia da anni.
“Il movimento contadino promuove la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e ogni altro lavoratore in zone rurali” ha dichiarato nel documento Peasants Fighting for Justice, Cases of Violations of Peasants’ Human Rights (Via Campesina, 2017). L’analisi censisce i casi di violenza. Chiede, inoltre, un riconoscimento ufficiale per garantire al mondo dei piccoli produttori “la protezione della vita e dei mezzi di sussistenza, accordando un diritto d’utilizzo e di gestione delle risorse naturali”.
In una triste realtà globale in cui il land grabbing continua a dilagare, è complicato ma doveroso parlare di sovranità alimentare, intesa come il diritto delle comunità locali a esercitare il pieno controllo dei processi produttivi e della gestione pubblica delle risorse naturali della propria terra. D’altro canto, è sacrosanto il riconoscimento di un’agricoltura in equilibrio con l’ambiente. Naturale, sicura e trasparente al di là delle certificazioni.
Nulla di più erroneo, dunque, che pensare alla tutela del mondo contadino come a un argomento estemporaneo o superato. Ripete giustamente Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food: “Mai e poi mai mangeremo computer o comunicazione. Al mondo servono contadini, perché continueremo a nutrirci di cibo”.