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E-commerce e partita IVA, cosa bisogna sapere prima di aprire la propria attività online

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E-commerce e partita IVA, cosa bisogna sapere prima di aprire la propria attività online ultima modifica: 2024-10-29T15:25:41+01:00 da Redazione eHabitat.it
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Specialmente dopo gli anni della pandemia da Covid-19, l’e-commerce è diventato una delle forme di commercio più popolari e accessibili, consentendo praticamente a chiunque fosse dotato di una connessione internet di avviare un’attività online. Gli investimenti iniziali di un e-commerce sono infatti relativamente bassi ed esistono piattaforme che ne favoriscono l’apertura semplificando tutto l’aspetto tecnico e di design.

Tuttavia, prima di aprire il proprio negozio online, è fondamentale avere ben chiaro il funzionamento dell’aspetto legale/commerciale, chiarendo ogni dubbio legato all’eventuale necessità di partita IVA, in modo da non incorrere in problemi di natura fiscale.

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Quando si può aprire un negozio online senza partita IVA

Cominciamo subito col dire che la partita IVA non è un requisito strettamente necessario per avviare un’attività e-commerce. La normativa italiana consente difatti lo svolgimento di attività commerciali online come attività occasionale, cioè prive di carattere professionale e senza continuità. 

Nel dettaglio, per attività occasionale si intende quella caratterizzata dall’assenza di un’organizzazione strutturata e dalla non ripetitività delle operazioni. Se ad esempio si vendono oggetti usati su piattaforme di annunci o marketplace, senza una frequenza regolare e senza un intento commerciale continuativo, l’e-commerce rientra in questa categoria e i guadagni generati sono considerati redditi diversi. Questi possono essere comunque comunicati all’Agenzia delle Entrate tramite la dichiarazione dei redditi, ma senza necessità di una partita IVA.

Importante è anche l’ammontare dei guadagni. È infatti possibile aprire un negozio online senza partita IVA se il ricavato annuo totale si attesta al di sotto della soglia limite di 5.000 euro. Questo valore può variare leggermente in base alla normativa vigente e alle interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate, per cui è bene chiedere delucidazioni a un Caf o a un commercialista.

E-commerce e partita IVA: cosa fare quando diventa obbligatoria

Quando l’attività di e-commerce assume carattere di abitualità, professionalità e organizzazione, indipendentemente dal volume d’affari, l’apertura della partita IVA diventa invece un requisito legale inevitabile. Ciò significa che chi vuole vendere prodotti o servizi online in modo continuativo, con un’organizzazione definita e una struttura commerciale, deve registrarsi come impresa.

L’obbligo è indipendente dalla categoria merceologica e si applica sia per le vendite di prodotti fisici che per quelle di servizi digitali (corsi online, software, consulenze…). La partita IVA determina anche la gestione fiscale e amministrativa dell’attività, in quanto si deve scegliere il regime più adatto alle proprie esigenze. 

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Il regime forfettario, ad esempio, è spesso preferito dai piccoli imprenditori e dalle start-up perché più semplice da gestire e soggetto a maggiori agevolazioni fiscali, al costo di limiti di fatturato e deducibilità delle spese. 

Avere una partita IVA comporta inoltre l’obbligo di emettere fatture, tenere una contabilità precisa e presentare periodicamente le dichiarazioni fiscali. A questo proposito, è essenziale rispettare tutti gli adempimenti burocratici e conoscere le scadenze per evitare sanzioni e problemi con l’Agenzia delle Entrate.  Per questo motivo, si consiglia sempre di farsi affiancare da un commercialista esperto durante la fase di apertura di un e-commerce, così da essere sicuri di essere perfettamente in regola e iniziare serenamente la gestione del proprio negozio online.

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