Obiettivi di sviluppo sostenibile, ritardi per il 2030

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Obiettivi di sviluppo sostenibile, ritardi per il 2030 ultima modifica: 2024-07-29T05:57:54+02:00 da Marco Grilli
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Gli obiettivi di sviluppo sostenibile non saranno raggiunti al 2030 e anche l’Italia non fa progressi, gli esiti del report

“Proseguire nello sviluppo economico e sociale, che assicuri il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future: in base a questa definizione condivisa di sviluppo sostenibile, il 25 settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030, un piano d’azione globale che fissa 17 obiettivi da raggiungere entro l’anno indicato, al fine di sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità per tutti.

Il mondo pare andare però in un’altra direzione. I terribili effetti globali della pandemia di Covid 19, l’escalation dei conflitti, le tensioni geopolitiche e la crisi climatica stanno rallentando notevolmente i progressi degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

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Il Rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile 2024, presentato ufficialmente lo scorso 28 giugno dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, rivela che solo il 16% degli SDG è in linea con le previsioni, quasi la metà mostra progressi minimi o moderati ed oltre un terzo è in fase di stallo o regresso.

I progressi attuali si dimostrano nettamente insufficienti a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030: urgono massicci investimenti ed azioni su larga scala.

Il Rapporto e le criticità

Il Sustainable Development Goals Report 2024, redatto dal Dipartimento di Economia e Affari Sociali del Segretariato delle Nazioni Unite (UN DESA), è l’unico rapporto ufficiale annuale Onu che monitora i progressi globali sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Utilizzando i dati e le stime più recenti disponibili da oltre 200 Paesi e territori, elabora raccomandazioni e soluzioni utili per il raggiungimento degli SDG.

In questo interessante lavoro troviamo sia l’indice SDG che la dashbord con le performance degli Stati membri. L’edizione 2024 include un nuovo indice del sostegno dei Paesi al multilateralismo basato sulle Nazioni Unite riguardante tutti i 193 Stati membri, oltre ai nuovi percorsi FABLE (Food, Agriculture, Biodiversity Land-use and Energy) che indicano come realizzare sistemi alimentari ed agricoli sostenibili entro il 2050.

Il rapporto evidenzia l’aumento delle disuguaglianze a livello globale: in tre anni, 23 milioni di persone in più si sono ritrovate in condizioni di estrema povertà ed è cresciuta di oltre 100 milioni di individui la popolazione che soffre la fame (un problema che riguarda globalmente una persona su dieci). Ancora, per la prima volta nel secolo attuale la crescita del prodotto interno lordo pro-capite nella metà delle nazioni più vulnerabili del mondo si è rivelata più lenta di quella delle economie avanzate.

Dal 2015 assistiamo inoltre ad una brusca frenata nei progressi globali nell’ambito della salute pubblica, il resto lo fanno i conflitti che stanno insanguinando il Pianeta, con il numero di sfollati forzati che ha raggiunto un livello record (quasi 120 milioni a maggio 2024) ed un incredibile aumento in un solo anno delle vittime civili (+72%).

Spostando poi l’attenzione alla crisi climatica ed ecologica, il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con le temperature globali che si sono avvicinate alla soglia critica di +1,5°C. Nuovi massimi sono stati poi toccati dalle emissioni di gas serra e dalle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera.

I risultati chiave

L’84% degli SDG mostra progressi lievi od arretramenti ed almeno cinque di essi si rivelano particolarmente fuori strada: 2 (Fame zero), 11 (Città e comunità sostenibili), 14 (Vita sott’acqua), 15 (Vita sulla terra) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni forti). Trend leggermente più positivi si registrano per gli obiettivi relativi all’accesso di base alle infrastrutture ed ai servizi, anche se i progressi rimangono troppo lenti e disomogenei tra i Paesi.

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Il report evidenzia poi le variazioni significative di ritmo nei progressi tra i vari Paesi. La classifica dell’indice SDG vede il dominio netto dell’Europa, con la Finlandia al primo posto, seguita da Svezia, Germania, Danimarca e Francia. L’Italia si classifica ventitreesima ma non mostra variazioni significative nel raggiungimento degli SDG, rivelando inoltre forti ritardi per la riduzione delle emissioni da combustibili fossili e per i rifiuti elettronici.

Dal 2015 il progresso medio degli SDG nei Paesi BRICS (Brasile, Federazione Russa, India, Cina e Sud Africa) e BRICS+ (Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) è cresciuto più della media mondiale, mentre l’Asia Sud-orientale si è rivelata la regione che ha compiuto i maggiori progressi. Purtroppo cresce però il divario tra l’indice medio mondiale degli SDG e la performance dei Paesi più poveri e vulnerabili, compresi i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS).

Più in generale, lo sviluppo sostenibile continua a rappresentare una sfida d’investimento a lungo termine, che richiede un’urgente riforma della struttura della finanza globale. A tal fine il rapporto indica cinque strategie complementari, che comprendono l’aumento sia dei finanziamenti (ad esempio con l’aiuto pubblico allo sviluppo bilaterale ed alle istituzioni finanziarie multilaterali) sia della portata e delle prestazioni delle banche nazionali di sviluppo; l’istituzione di una tassazione globale (ad esempio sulle emissioni di CO2, i viaggi aerei e marittimi, le transazioni finanziarie ecc.); la riforma e regolamentazione dei mercati dei capitali privati al fine di favorire un loro maggiore afflusso verso i Paesi a basso e medio reddito, ed infine la ristrutturazione dei debiti esistenti, a tassi più bassi e con scadenze più lunghe.

Le sfide globali richiedono inoltre cooperazioni globali ed il rafforzamento del multilateralismo reclama la fissazione di parametri e continui monitoraggi. Il nuovo Indice del sostegno dei Paesi al multilateralismo basato sulle Nazioni Unite (UN-Mi) classifica i Paesi in base al loro impegno nel sistema delle Nazioni Unite, prendendo in considerazioni alcuni parametri quali la ratifica di trattati,  i voti all’assemblea generale ecc. Ebbene, i cinque Paesi migliori per multilateralismo sono, nell’ordine,  Barbados, Antigua e BarbudaUruguay, Mauritius e Maldive, mentre agli ultimi posti troviamo Corea del Sud (189.a), Israele (190.a) e Stati Uniti (193esimi). Dati eloquenti.

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Infine, il rapporto sottolinea come gli SDG relativi ai sistemi alimentari e fondiari siano particolarmente lontani dal raggiungimento e presenta i nuovi percorsi FABLE per renderli più sostenibili, resilienti ed equi.

A livello globale, infatti, 600 milioni di persone soffrono ancora la fame, l’obesità è in aumento e le emissioni di gas serra derivanti da agricoltura, silvicoltura ed  altri usi del suolo rappresentano quasi un quarto delle emissioni globali annuali. I nuovi percorsi FABLE, realizzati da oltre 50 ricercatori locali in 22 Paesi, indicano le misure necessarie al raggiungimento di 16 target relativi alla sicurezza alimentare, alla mitigazione del clima, alla conservazione della biodiversità ed alla qualità dell’acqua entro il 2030 e il 2050.

Le tre principali raccomandazioni per realizzare progressi significativi concernono: la limitazione del consumo di proteine di origine animale con cambiamenti dietetici compatibili con le preferenze culturali; gli investimenti per favorire la produttività specialmente per i prodotti e le aree con una forte crescita della domanda, ed infine l’implementazione di sistemi di monitoraggio inclusivi, solidi e trasparenti per fermare la deforestazione.

Energia, clima, sostenibilità, vita sott’acqua e sulla terra

Analizzando alcuni SDG di carattere ambientale, al numero 7 (Energia pulita e accessibile) vediamo che sono stati compiuti notevoli progressi nel raggiungimento degli obiettivi di energia sostenibile (le persone senza accesso all’elettricità sono diminuite da 958 milioni nel 2015 a 685 milioni nel 2022), ma alcuni eventi recenti – quali la pandemia e la guerra in Ucraina – hanno frenato i progressi. “Per raggiungere l’accesso universale all’energia pulita entro il 2030, sono necessarie politiche solide per accelerare l’elettrificazione, migliorare l’efficienza energetica e aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili”, si legge nel rapporto.

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Per quanto riguarda l’SDG numero 11 (Città e comunità sostenibili), il rapporto rileva che i livelli di inquinamento atmosferico, seppur diminuiti, restano nettamente superiori alle linee guida sulla qualità dell’aria raccomandate per la tutela della salute pubblica.

A livello globale, circa un quarto della popolazione urbana vive in baraccopoli, desta ancora preoccupazione la mancanza di un accesso equo ai trasporti pubblici e solo il 40 percento degli abitanti delle città può raggiungere facilmente spazi pubblici aperti. “Con l’urbanizzazione in aumento e con una previsione di quasi il 70% della popolazione mondiale che risiederà nelle città entro il 2050, lo sviluppo di infrastrutture critiche, alloggi a prezzi accessibili, sistemi di trasporto efficienti e servizi sociali essenziali è fondamentale per creare città resilienti e sostenibili che soddisfino le esigenze di tutti”, si legge nel rapporto.

Se per l’obiettivo 12 (Consumo e produzione responsabili) il report indica la necessità di promuovere modelli di economia circolare (a livello globale si sprecano 1,05 miliardi di tonnellate di cibo), al punto 13 (Azione per il clima) si ricorda che i record climatici sono stati infranti nel 2023, “le temperature in aumento non si sono placate e le emissioni globali di gas serra continuano a salire. Le comunità di tutto il mondo soffrono di condizioni meteorologiche estreme e disastri sempre più frequenti e intensi, che distruggono vite e mezzi di sostentamento ogni giorno. Nel frattempo, i sussidi ai combustibili fossili hanno raggiunto un livello record”.

Nel 2025, il prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale (NDC) diventa dunque un’opportunità per piani di azione per il clima ambiziosi che guidino il progresso economico e sociale.

In merito all’SDG 14 (Vita sott’acqua), il rapporto sottolinea che “gli oceani affrontano sfide significative dovute all’eutrofizzazione, al peggioramento dell’acidificazione, al declino degli stock ittici, all’aumento delle temperature e all’inquinamento diffuso. Tutti questi fattori distruggono gli habitat, diminuiscono la biodiversità e minacciano le comunità costiere e la salute degli ecosistemi marini, vitali per oltre 3 miliardi di persone”.

Le azioni globali sono in corso ma devono accelerare, includendo l’implementazione di pratiche di pesca sostenibili, l’espansione delle aree marine protette, l’incremento del monitoraggio degli oceani e la lotta all’inquinamento.

Infine, per l’SDG 15 (Vita sulla terra) il rapporto invita ad agire urgentemente per tutelare il patrimonio forestale globale (e di conseguenza la biodiversità), che sta continuando a diminuire a causa (in primis) dell’espansione dell’agricoltura: in 20 anni sono andati persi quasi 100 milioni di ettari di superficie forestale.

Le specie si stanno silenziosamente estinguendo, la protezione delle aree chiave della biodiversità si è arenata e il traffico illecito di fauna selvatica a livello globale è aumentato costantemente, ponendo gravi minacce alla biodiversità e ai benefici che offre alle persone”, l’allarme lanciato dal rapporto.

[Credits foto: geralt su Pixabay]

Obiettivi di sviluppo sostenibile, ritardi per il 2030 ultima modifica: 2024-07-29T05:57:54+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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