Il turismo rigenerativo non si limita a cercare di ridurre l’impatto dei flussi turistici, ma mira creare benefici e vantaggi per l’ecosistema sociale, naturale ed economico della destinazione di viaggio.
Il turismo rigenerativo indica un insieme di pratiche volte a promuovere un ritorno positivo per l’ambiente e la comunità della destinazione di riferimento. Rispetto al “semplice” turismo sostenibile o responsabile, implica un cambio di prospettiva non indifferente, che mira non solo a minimizzare i danni all’ambiente della destinazione di riferimento. In un ulteriore balzo in avanti, aspira anzi a creare benefici per l’ecosistema sociale, naturale ed economico che ruota attorno all’esperienza del viaggio.
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Un turismo capace di creare valore
La definizione di “turismo rigenerativo” compare per la prima volta nel 2020 in un articolo del New York Times. Nel tentativo di “lasciare ogni luogo migliore di come lo si aveva trovato”, l’obiettivo diventa quindi non solo godere del viaggio arginando la propria impronta ecologica, ma anche contribuire a creare valore.
In realtà, più che di “turismo rigenerativo”, è opportuno parlare di approccio rigenerativo al turismo, per indicare un modo di pensare e agire che supporti costantemente le condizioni necessarie alla creazione, alla tutela, all’auto-rigenerazione della vita.
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In questo senso, il turismo è considerato come un ecosistema: le destinazioni sono sistemi complessi, dinamici, unici, dove a vincere è la cooperazione e non la competizione.
13 principi del turismo rigenerativo
Alla base del modello ci sono alcuni principi cardine, che spaziano dalla riduzione dell’impatto del turismo al coinvolgimento della comunità locale. Senza mettere in secondo piano il benessere del cliente, cui vengono proposte esperienze ideate per combinare la sua soddisfazione alla rigenerazione del territorio.
A questo proposito Future of Tourism, una coalizione formata da 6 ONG internazionali, ha stilato un elenco di 13 principi fondamentali del turismo rigenerativo:
- Mantenere uno sguardo d’insieme sulle destinazioni e le loro caratteristiche;
- Usare standard di sostenibilità riconosciuti;
- Collaborare a una gestione virtuosa della destinazione;
- Scegliere la qualità rispetto alla quantità dei turisti;
- Richiedere un’equa distribuzione dell’indotto economico generato;
- Ridurre l’impatto negativo del turismo;
- Ridefinire le metriche del successo economico, con parametri che vanno oltre il PIL;
- Mitigare gli impatti del surriscaldamento globale;
- Incentivare un uso circolare delle risorse;
- Limitare il consumo di suolo a scopo turistico;
- Diversificare i mercati turistici, favorendo anche il turismo di prossimità;
- Proteggere l’identità e le specificità delle destinazioni;
- Premiare le realtà turistiche che si distinguono nel rispetto di questi principi.
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Come praticare l’ospitalità rigenerativa
Andando oltre la teoria, come possono le strutture ricettive mettere in pratica i principi dell’ospitalità rigenerativa? I modi sono moltissimi, e variegati tra loro. Si va dalle location che organizzano mostre ed eventi coinvolgendo le comunità locali, alle strutture che coltivano gli ortaggi biologici proposti durante le colazioni e i pasti. Dagli hotel che investono denaro in iniziative di conservazione dell’ambiente locale, alle realtà che piantano alberi sul territorio a ogni prenotazione ricevuta.
In alcuni casi, le stesse strutture incoraggiano gli ospiti a partecipare attivamente a progetti comunitari, che di fatto diventano parte dell’offerta esperienziale del soggiorno.
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L’effetto della rigenerazione sul territorio ha il pregio di portare benefici a lungo termine. Per intraprendere questo percorso virtuoso- ambizioso e rivoluzionario- le realtà sono dunque chiamate a ripensare il proprio modello di business, in modo tale che al profitto si accostino benefici ambientali, culturali e sociali, duraturi nel tempo.
[Foto di Jason Briscoe su Unsplash]
