Il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l’intensità delle ondate di calore con effetti sull’inquinamento, lo afferma il terzo Bollettino dell’OMM
Il cambiamento climatico ancora nel mirino del Bollettino dell’OMM, l’Organizzazione meteorologica mondiale.
È notizia recente che il 2023 sta per diventare l’anno più caldo della storia, con le temperature medie mondiali dei mesi estivi (16,77° C) che sono le più alte mai registrate, come riferito dall’osservatorio europeo Copernicus. “Il collasso climatico è iniziato”, tuona il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, indicando il pericolo della dipendenza dai combustibili fossili con la relativa implosione del clima, che sta portando ad eventi meteorologici estremi in ogni parte del Pianeta.
Alla luce di questi fatti risulta significativo il terzo Bollettino sulla qualità dell’aria e sul clima appena emesso dall’OMM.
Il Bollettino dell’OMM
Il cambiamento climatico sta aumentando l’intensità e la frequenza delle ondate di calore, con impatti notevoli sull’ambiente, la qualità dell’aria e la salute umana. Sono queste le principali conclusioni del Bollettino, il terzo ed ultimo emesso nel 2023 dall’OMM, che concentra la propria attenzione principalmente sulle ondate di calore e sui loro effetti sull’inquinamento.
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“Le ondate di caldo peggiorano la qualità dell’aria, con effetti a catena sulla salute umana, sugli ecosistemi, sull’agricoltura e in effetti sulla nostra vita quotidiana. Il cambiamento climatico e la qualità dell’aria non possono essere trattati separatamente. Vanno di pari passo e devono essere affrontati insieme per spezzare questo circolo vizioso”, afferma il segretario generale dell’OMM Petteri Taalas.
Gli impatti del caldo estremo sull’inquinamento, spesso trascurati, sono quindi particolarmente nocivi. Lo studio mette in stretta correlazione le ondate di caldo con i devastanti incendi boschivi verificatisi nella parte nord-occidentale degli Stati Uniti, mostrando pure come le prime abbiano provocato l’intrusione delle polveri del deserto in Europa, un ulteriore fattore di aggravamento dell’inquinamento atmosferico.
Alla luce di quanto già accennato c’è poco da stare allegri se pensiamo che il Bollettino è riferito al 2022. Quest’anno abbiamo assistito ad eventi ancora più catastrofici. “Gli incendi hanno devastato vaste aree del Canada, causato tragiche devastazioni e morti alle Hawaii, infliggendo anche gravi danni con vittime nella regione del Mediterraneo. Tutto ciò ha causato livelli pericolosi di qualità dell’aria per molti milioni di persone e inviato colonne di fumo attraverso l’Atlantico e nell’Artico”, ribadisce Taalas.
Il trend appare preoccupante perché destinato a ripetersi in futuro, con la comunità scientifica concorde sul fatto che le ondate di caldo aumenteranno il rischio e la gravità degli incendi. Molto chiare sono le parole di Lorenzo Labrador, responsabile scientifico del sistema mondiale Global Atmosphere Watch istituito dall’OMM per monitorare le tendenze nell’atmosfera terrestre, “le ondate di caldo e gli incendi sono strettamente collegati. Il fumo degli incendi contiene un miscuglio di sostanze chimiche che influiscono non solo sulla qualità dell’aria e sulla salute, ma danneggiano anche le piante, gli ecosistemi e i raccolti, conducendo a maggiori emissioni di carbonio e quindi più gas serra nell’atmosfera”.
Il Bollettino è uscito il 7 settembre in concomitanza con la Giornata internazionale dell’aria pulita per cieli blu. Una data non scelta a caso dunque, che oltre a cercare di sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica su questo importante tema, ribadisce le necessità di maggiori investimenti, partenariati forti e responsabilità condivisa per risolvere il grave problema dell’inquinamento atmosferico.
Clima e qualità dell’aria
Se il cambiamento climatico dovuto ai gas serra rappresenta una minaccia a lungo termine per il Pianeta, l’inquinamento atmosferico tende invece ad essere più localizzato e si verifica su una fascia temporale più breve, che va da giorni a settimane.
“Gli inquinanti includono gas reattivi di breve durata come gli ossidi di azoto ed i composti organici volatili biogenici che portano alla produzione di ozono – un gas in tracce che è sia un comune inquinante atmosferico che un gas serra -, ed il particolato (PM) – un’ampia gamma di minuscole particelle chiamata spesso aerosol sospeso nell’atmosfera -, che danneggiano la salute umana”, si legge nel Bollettino.
Esiste comunque una reale interconnessione tra la qualità dell’aria ed il clima, perché le specie chimiche che condizionano entrambi sono collegate e le sostanze responsabili del cambiamento climatico e del degrado della qualità dell’aria sono spesso emesse dalle stesse fonti. Facile capire dunque che i cambiamenti verificatisi in uno dei due fattori si ripercuotono pure sull’altro e viceversa.
Se ad esempio la combustione di combustibili fossili emette nell’atmosfera anidride carbonica ed ossido di azoto, responsabili della formazione di ozono e aerosol di nitrati, allo stesso modo alcune attività agricole sono le maggiori responsabili dell’emissione di un gas serra come il metano nonché dell’ammoniaca, che tende a formare aerosol di ammonio ad impatto decisamente negativo sulla qualità dell’aria. “La qualità dell’aria a sua volta influisce sulla salute dell’ecosistema perché gli inquinanti atmosferici come azoto, zolfo e ozono vengono assorbiti dalle piante, danneggiando l’ambiente e riducendo i raccolti”, specifica il Bollettino.
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Gli eventi del 2022 e le isole di calore urbane
La lunga ondata di calore verificatasi nel 2022 in Europa ha provocato un aumento delle concentrazioni di ozono e PM a livello del suolo. Nel bollettino si legge che centinaia di siti di monitoraggio della qualità dell’aria hanno superato il livello di sicurezza per l’ozono fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a 100 μg/m3 per un’esposizione di otto ore, una situazione verificatasi dapprima nel sud-ovest dell’Europa, poi nella parte centrale del continente ed infine nel nord-est.
A complicare le cose nella seconda metà di agosto del 2022 hanno contribuito pure le polveri del deserto sul Mediterraneo e sull’Europa, con un mix di alte temperature ed elevate concentrazioni di particolato in atmosfera che hanno influito negativamente sulla salute umana. Bisogna poi ricordare che se l’ozono della stratosfera, quindi a quote elevate, ha effetti positivi perché scherma i nocivi raggi ultravioletti del sole, quello in prossimità del suolo è invece particolarmente dannoso perché riduce la quantità e la qualità delle rese agricole. “A livello globale, le perdite di raccolto indotte dall’ozono sono in media del 4,4%-12,4% per le colture alimentari di base, con perdite di grano e soia che raggiungono il 15%-30% nelle principali aree agricole di India e Cina”.
Ondate di caldo e periodi siccitosi incidono sull’aumento degli incendi, che si diffondono velocemente con la vegetazione secca ed aumentano le emissioni di aerosol. Ad esempio, la lunga ondata di calore del settembre 2022 negli Stati Uniti occidentali, correlata alla notevole combustione di biomasse, ha provocato un netto peggioramento della qualità dell’aria in tutta la regione. Con gli incendi aumenta inoltre la deposizione atmosferica di composti azotati, i quali hanno un’incidenza negativa sulla biodiversità, sulla qualità dell’aria e perfino sull’acqua potabile.
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Il Bollettino invita anche a non sottovalutare le isole di calore urbane, dovute agli edifici e alle infrastrutture che raggiungono altezze pari o superiori a 100 metri, capaci di influenzare i modelli delle temperature e del vento in confronto alle aree agricole circostanti (la differenza può raggiungere fino a 9° C). Se tale effetto lo correliamo poi alla condizione di cambiamento climatico possiamo capire quali condizioni negative possa produrre, a partire dallo stress da calore notturno. L’esposizione alle alte temperature può inoltre aumentare la morbilità e la mortalità delle popolazioni urbane, soprattutto durante le ondate di caldo e di notte.
Un esempio positivo riportato nel Bollettino è quello della città brasiliana di San Paolo, che ha semplicemente aumentato gli spazi verdi cittadini – capaci di ridurre l’effetto isola di calore urbano e di mitigare le emissioni di anidride carbonica – dimostrando i vantaggi delle soluzioni basate sulla natura per la lotta al cambiamento climatico.
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Come specificato nel sesto Rapporto di valutazione dei cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), uscito lo scorso marzo, “le opzioni per ridurre le emissioni di gas serra ed adattarsi ai cambiamenti climatici sono molteplici, fattibili ed efficaci, e sono disponibili ora”. Agendo subito possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti. Ascoltiamo gli scienziati.
[Credits foto: World Meteorological Organization, public.wmo.int]
