Il rapporto sul monitoraggio climatico della missione Copernicus: il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo della storia in Europa.
I ricercatori del Copernicus Climate Change Service, la missione che informa cittadini e istituzioni sull’impatto del cambiamento climatico attraverso un sistema di rilevazioni satellitari, hanno recentemente pubblicato il rapporto annuale sul monitoraggio europeo. Il documento, che fornisce una panoramica dettagliata sullo stato del clima in Europa, evidenzia uno scenario drammatico: il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo da quando si effettuano le rilevazioni scientifiche (ovvero dalla seconda metà dell’Ottocento). E le proiezioni mostrano come, nei prossimi anni, a causa dell’incremento delle emissioni di gas serra, la situazione sia destinata a peggiorare drasticamente.
Temperature sempre più elevate
Con una temperatura di 0,9°C sopra la media, il 2022 è stato, nel suo complesso, il secondo anno più caldo della storia in Europa. L’estate è stata la più torrida mai registrata: la colonnina di mercurio ha infatti segnato 1,4°C sopra la media, 0,3–0,4°C in più rispetto al precedente record del 2021.
Le maggiori anomalie si sono verificate nelle zone meridionali, nordoccidentali e orientali del continente e nella Scandinavia settentrionale, con alcune aree dell’Europa sudoccidentale che hanno registrato livelli fino a 2,5°C sopra la media.
Piccole anomalie negative si sono verificate soltanto in Turchia e in Islanda, dove le temperature registrate sono state fino a 0,75°C al di sotto della media. “La temperatura superficiale (dell’aria, n.d.r.) ha un grande impatto sia sui sistemi umani che su quelli naturali” spiegano gli esperti di Copernicus. “Colpisce la salute, l’agricoltura e la domanda di energia, così come i cicli di crescita negli ambienti naturali“.

Siccità e fiumi in secca
Riduzione delle portate fluviali e siccità tra le principali conseguenze del caldo record. Considerando l’insieme dei fiumi europei, la portata fluviale (volume di acqua che scorre in un secondo attraverso un canale) dello scorso anno è stata la seconda più bassa di sempre e inferiore alla media per il sesto anno consecutivo; numeri che rendono il 2022 l’anno più secco di sempre, con il 63% dei fiumi al di sotto della portata media.
Una portata elevata aumenta il rischio di inondazioni, mentre una molto bassa può avere impatti per le specie che dipendono dall’ecosistema: “In casi estremi – si legge sul report – può trasformarsi in siccità idrologica, con impatti sull’approvvigionamento idrico pubblico, sulla produzione di energia idroelettrica e sul trasporto fluviale commerciale“.
Incendi e precipitazioni violente nell’anno più secco
“Le precipitazioni sono una variabile climatica essenziale e una componente chiave all’interno del ciclo globale dell’acqua“. Non solo sono importanti per l’approvvigionamento idrico pubblico, ma anche per la produzione alimentare, la salute dell’ambiente naturale e il trasporto fluviale. Tuttavia, lunghi periodi di siccità possono alterare il ritmo e l’intensità di questi fenomeni atmosferici. Nell’anno più secco della storia, infatti, la frequenza con cui si sono verificate le precipitazioni è stata molto incostante, in particolare a maggio e settembre, rispettivamente i due mesi con la minor e la maggior quantità di pioggia caduta.

L’Annus horribilis del clima europeo vede infine la seconda più grande area bruciata mai registrata. Il numero di incendi mensili, infatti, sono stati leggermente superiori alla media da gennaio a marzo e poi durante tutta l’estate, con un picco nel corso del mese di luglio.
Solitamente gli incendi si sviluppano dove è disponibile grande abbondanza di vegetazione. Nelle aree mediterranee e dell’Europa sudoccidentale, gli incendi boschivi sono principalmente di origine dolosa. Si verificano di solito nei mesi estivi, quando le ondate di calore e la siccità forniscono le condizioni ideali per innescare e mantenere viva la combustione.
