Nevediversa 2022 di Legambiente racconta il turismo invernale in Italia

Nevediversa 2022, l’impatto del turismo invernale secondo Legambiente

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Nevediversa 2022, l’impatto del turismo invernale secondo Legambiente ultima modifica: 2022-03-25T07:01:48+01:00 da Fabiana Re
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Come reagisce il turismo invernale alle sfide della crisi climatica? Ce lo spiega Nevediversa 2022, il nuovo dossier di Legambiente

Arriva la primavera ed è tempo di tirare le somme sul turismo invernale. Ci pensa Legambiente con il suo dossier Nevediversa 2022, raccontando in che modo le montagne italiane sono state plasmate dal fenomeno turistico nell’inverno appena concluso. Il filo conduttore dell’intero report è la necessità di proteggere il paesaggio montano dagli eccessi del turismo invernale, sempre più messo alla prova dalle sfide della crisi climatica. In molte località alpine, e in particolare in Piemonte, si è appena concluso un inverno eccezionalmente caldo e siccitoso e il business dello sci ne ha risentito.

Turismo invernale: più impianti, meno neve

Sebbene cada sempre meno neve, ciò non ferma la costruzione di nuovi impianti sciistici. Secondo Legambiente, sono almeno 150 i nuovi progetti che minacciano siti protetti da Rete Natura 2000 in quanto di grande pregio naturalistico. Anziché immaginare nuove forme di turismo invernale, basate sulla valorizzazione e la protezione di questi paesaggi, si punta sull’ampliamento dei comprensori sciistici già esistenti. Alcuni progetti sono collocati a quote molto basse: una scelta miope, considerando che in futuro le precipitazioni nevose saranno sempre più scarse.

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Nevediversa 2022 snocciola le cifre stanziate per il finanziamento di tali progetti. In Lombardia, l’ampliamento del demanio sciabile del Passo del Tonale necessiterà di 60-65 milioni di euro. Nelle Marche oltre 65 milioni andranno ad ampliare il comprensorio sciistico dei Monti Sibillini, un progetto criticato per la scarsa altitudine delle vette interessate.

Legambiente: recuperare gli impianti abbandonati

Intanto la malagestione del turismo invernale ha già lasciato tracce invadenti sulle montagne italiane. Secondo Legambiente nel nostro Paese ci sono 234 impianti sciistici dismessi che potrebbero essere riusati o smantellati con i fondi del PNRR, nonché 135 impianti dal futuro incerto per mancanza di neve, problemi economici e gestionali o per fine vita tecnica. Le esperienze di recupero, riuso o smantellamento sono ancora troppo sporadiche: il risultato è una sequela di fantasmi di seggiovie e skilift che punteggiano i fianchi delle montagne.

Nevediversa 2022 prosegue poi con la lista dei 149 impianti funzionanti grazie ai cosiddetti “accanimenti terapeutici”, cioè che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico. Tra questi in Piemonte troviamo l’impianto di Bielmonte, a circa 1500 metri di altitudine. I suoi impianti, in esposizione soleggiata, sono artificialmente innevati in un paesaggio altrimenti brullo.

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Per concludere la rassegna degli orrori legati al turismo invernale non si possono ignorare gli impianti olimpici delle montagne piemontesi: la pista da bob di Pariol (costata 110 milioni, ultimo uso nel 2011) e lo stadio del salto a Pragelato (34 milioni, usato fino al 2009). Quest’ultimo è oggi in via di riqualificazione, a oltre un decennio dalla chiusura. L’avvertimento di Legambiente è chiaro: le prossime Olimpiadi a Milano e Cortina dovranno evitare un tale spreco di risorse finalizzato a deturpare l’ambiente.

Le buone pratiche di Nevediversa 2022

Nevediversa 2022 suggerisce infine 10 buone pratiche che propongono un turismo invernale diverso, capace di coniugare sviluppo locale e tutela della montagna. In Piemonte si può citare il Consorzio Turistico Valle Maira che offre la possibilità di praticare sci escursionismo, alpinismo e di fondo in luoghi incontaminati.

“L’offerta turistica che dal Dopoguerra ha caratterizzato molte delle nostre montagne, legata allo sci, rappresenta una delle maggiori cause del deterioramento del paesaggio naturale”, afferma Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente. Il turismo invernale del futuro dev’essere allora ripensato e basato su sci di fondo, arrampicata, trekking, ospitalità in alpeggio, visite guidate, prodotti tipici.

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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