Un’enorme fuoriuscita di petrolio da un oleodotto minaccia le coste californiane: si indaga sulle cause
Una chiazza di oltre 500mila litri di petrolio ricopre un’area di 33 km quadrati, al largo di una delle coste più amate dai surfisti di tutto il mondo. Sono questi i numeri del disastro ambientale avvenuto pochi giorni fa nell’Oceano Pacifico a pochi chilometri da Huntington Beach, vicino a Los Angeles.
L’incidente al largo di Huntington Beach
Le prime segnalazioni della marea nera si hanno la sera di venerdì 1 ottobre. A causarla, una fuoriuscita di petrolio da un oleodotto offshore collegato alla piattaforma petrolifera Elly, gestita da Amplify Energy attraverso la società sussidiaria Beta.
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Il sindaco di Huntington Beach ha immediatamente chiuso le spiagge, avvertendo che l’emergenza potrebbe protrarsi per settimane o mesi. Nel frattempo oltre 600 metri di barriere galleggianti sono state posizionate al largo della costa, nel tentativo di contenere la fuoriuscita di petrolio. La Guardia Costiera americana annuncia di aver recuperato 13mila litri di greggio. Una piccola goccia, di fronte all’entità della macchia nera che incombe sulle spiagge californiane. I primi ritrovamenti di uccelli e pesci morti, completamente ricoperti di petrolio, sono solo un avvertimento delle conseguenze ambientali dell’incidente.
L’impatto ambientale della fuoriuscita di petrolio
La fuoriuscita di petrolio minaccia non solo la spiaggia di Huntington, ma anche le paludi di Talbert Marsh. Si tratta di un’area particolarmente sensibile dal punto di vista della biodiversità, rifugio di molti volatili tra cui aironi blu, pellicani e sterne minori. Ora questo ecosistema è in pericolo. “Le migliaia di litri di greggio riversate nell’oceano sono un duro promemoria che il petrolio è sporco, pericoloso, e può rendere l’aria e l’acqua tossica per la vita”, denuncia Laura Deehan, della no profit Environment California.
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Le indagini sulla fuoriuscita di petrolio
La Guardia Costiera statunitense sta indagando sulle cause della fuoriuscita di petrolio. Dalle prime ricostruzioni sembra che questa sia avvenuta lungo un oleodotto a circa 5 km dalla costa. L’Amministratore Delegato di Amplify Energy ipotizza che l’ancora di una nave lo abbia danneggiato. Ciò solleverebbe da ogni responsabilità la società petrolifera, eliminando la possibilità del guasto. Al momento però ogni pista rimane aperta.
I movimenti ambientalisti sono comunque dell’idea che Amplify Energy non abbia preso le dovute precauzioni per evitare la fuoriuscita di petrolio. Da anni richiedono che le compagnie estrattrici installino delle valvole che interrompano automaticamente il flusso di greggio in caso di perdita. Una richiesta caduta nel vuoto, a causa degli elevati costi.
I precedenti della società estrattrice
Intanto il Washington Post ha frugato nel passato di Amplify Energy e della sua sussidiaria Beta. Amplify controlla tre piattaforme petrolifere a circa 15 km dalle coste californiane, costruite tra il 1980 e il 1984. Inoltre gestisce un oleodotto che trasporta il greggio da una piattaforma offshore a un sito di stoccaggio a Long Beach. È lungo questo oleodotto che si è verificato l’incidente.
La testata giornalistica ha analizzato il database del Bureau of Safety and Environmental Enforcement, agenzia che regola il settore petrolifero. Ha scoperto così che dal 1980 a oggi Beta è stata citata ben 125 volte per violazioni ambientali o di sicurezza. Ha inoltre dovuto versare un totale di 85mila dollari di multe per tre incidenti, uno avvenuto nel 1999 – anche in quel caso una perdita di greggio – e due nel 2014 – un incidente sul lavoro e il mancato rispetto di alcune norme di sicurezza.
[Immagine in evidenza: CNN]
