Rango, un film di animazione dove la biodiversità ha una ambientazione western.
Rango è un film il cui protagonista è un camaleonte assetato e in cerca di sé.
Il fatto
Il camaleonte Rango cade dall’auto dei suoi padroni e finisce nel mezzo del deserto. In cerca dell’acqua, su suggerimento dell’armadillo Carcassa, si reca nella città di Polvere. Una volta arrivato, vivrà suo malgrado una avventura western per il controllo dell’acqua…
Il commento
Nessuno può tirarsi fuori dalla propria storia. Bisogna sempre fare i conti con questo tutti i giorni. Affrontiamo ogni volta una storia diversa, una nuova puntata e stagione dell’esistenza. Ognuno ha le proprie premesse e i propri conflitti da superare. Un ragionamento simile ci fa capire che non c’è poi tanta differenza fra l’esistenza e la narrazione. Di qualsiasi tipo sia, la narrazione è lo srotolarsi di una vicenda. Si tratta della finestra di una esistenza che noi spiamo e osserviamo. Con il cinema noi lo facciamo attraverso quella finestra -che allo stesso tempo è porta- dello schermo.
Entriamo nella vicenda del protagonista o dei protagonisti. Passiamo attraverso la soglia, ci immergiamo due ore in questa storia; e poi ne usciamo da quella stessa porta. Sentieri selvaggi (1956) di John Ford rispecchia appieno questa condizione. Perché la prima inquadratura è una porta che si apre sul deserto e su una storia da raccontare. E l’ultima di una porta che si chiude su di una storia che è stata scritta. Nel mezzo l’epopea di una ricerca e della costruzione di eroi ed antieroi. Veniamo tenuti per mano dal narratore che ci accompagna in uno dei capisaldi del cinema western.
È proprio il western il genere che ha avuto, alle origini, le sue basi nella quotidianità degli Stati Uniti. Per poi diventare leggenda e mito. La cronaca, spesso poco invitante, veniva ampiamente condita. Abbastanza perché banditi, sceriffi e cowboy raggiungessero una fama omerica. Anni dopo Sergio Leone affermerà che il primo vero western lo ha scritto Omero con l’Odissea. L’eroe, il protagonista, è colui che vaga e vive esperienze sulla propria pelle. Capisce qual è il suo ruolo e che con esso, in un modo o nell’altro, ci vive.

Di questo immaginario e di questa mitologia che vive Rango (2011) di Gore Verbinski. Il regista di Pirati dei Caraibi fa’ sua quest’epica e ci gioca. Diviene una divertente metafora sul ruolo dell’eroe, ovvero colui che con le sue contraddizioni muove le fila della storia. Ma solo dopo che un avvenimento improvviso dà la spinta. Il conflitto deve esserci, in altre parole.
Il conflitto è quello di Rango (Johnny Depp), un camaleonte domestico che cade dalla sua teca in una autostrada in mezzo al deserto. Solo e senza acqua, incontra nel proprio viaggio un armadillo, Carcassa, che ha il solo scopo di attraversare l’autostrada da una parte all’altra. Andare dall’altra parte per trovare se stessi. Questo è il consiglio che dà a Rango. Andare dall’altra parte, abbandonare la comodità civile per addentrarsi nel Mojave. Per trovare ciò che più desidera, l’acqua, deve trovare la polvere, il suo opposto.
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Così egli ha modo di capire quanto sia difficile la vita nel deserto. Combattendo contro la sete e un falco predatore. Domandandosi costantemente chi è e che ruolo ha nella storia che si sta raccontando. Giunge a Polvere una città di animali del deserto rimasta ferma, in tutto e per tutto, al vecchio West. Così Rango, per adattarsi, scava in quella mitologia oramai fumettistica e si cala nella parte. Diventa il nodo centrale e allo stesso tempo lo sconvolgimento della piccola comunità. Una comunità anch’essa profondamente in conflitto con se stessa. Arrabbiata ed assetata. Infatti le sue riserve di acqua basteranno ancora per una settimana.

La gente più povera per ottenere dei liquidi (letteralmente) vende tutto e se ne va. Mentre il ricco sindaco Joe, una tartaruga anziana e pragmatica, gozzoviglia. E si permette inoltre di bere acqua con lo snobbismo di un vino d’annata. Perché l’acqua non è vita ma è merce di scambio. Lo stesso Joe, ad un certo punto, dirà: «Chi controlla l’acqua controllerà ogni cosa».
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Si ha in piccolo una nuova frontiera, più selvaggia e ironicamente brutale. Senza acqua siamo solo animali che si sbranano l’un l’altro. Questa è la legge del deserto. Una legge che Rango capisce relativamente e che, diventando un personaggio, decide di smantellare. Divenendo così un eroe. Da zero a cento. Da rettile senza nome a Rango lo sceriffo.
Questo è Rango. Un film d’animazione che resta impresso. Visione dopo visione, risulta una avventura molto più seria e stratificata di quel che sembra. Ci si diverte per la parlantina del protagonista, e della sua simpatia. E come interagisce, fra successi e scivolate, nell’ambiente che lo circonda. Ma non è solo questo. La lotta per il possesso dell’acqua è una parabola anticapitalista. Ma allo stesso tempo è una metafora delle leggi naturali (solo i più forti o i più furbi sopravvivono). Un’epica ricerca di se stessi nella quale più che i nomi, sono le azioni che permettono di definire chi si è davvero.
Rango | Scheda film
- Regia: Gore Verbinski
- Soggetto e sceneggiatura: James Ward Byrkit, Gore Verbinski (soggetto), John Logan (sceneggiatura);
- Interpreti (voci originali): Johnny Depp (Rango), Isla Fisher (Borlotta), Ned Beatty (Sindaco John), Bill Nighy (Jake Sonagli), Alfred Molina (Carcassa), Alex Manugian (Cucchiai), Harry Dean Stanton (Balthazar), Ray Winstone (Bandito Bill), Abigail Breslin (Priscilla), Timothy Olyphant (Spirito del West);
- Origine: USA, 2011;
- Durata: 107’ (versione cinematografica), 111’ (versione estesa);
- Temi: CINEMA, ANIMALI, ACQUA, INDUSTRIALIZZAZIONE
