Scuole all’aperto, asili nel bosco, asili del mare. Metodi educativi che sembrano utopia a chi è abituato a pensare all’aula come uno spazio chiuso e spesso costrittivo, ma che sono già realtà in tanti luoghi d’Italia e del mondo. Tanto che si è sentita l’esigenza di mettere in rete le esperienze tramite la creazione di Scuole Naturali, una piattaforma online dedicata a tutte le comunità educanti vicine e lontane, che si occupano di outdoor education.
L’obiettivo? Conoscere e far conoscere fra loro la “cerchia di educatori anonimi” che si sta espandendo a macchia d’olio sul territorio nazionale, e non solo. Non a caso, una sezione si chiama Pagine Verdi, facendo eco alle celebri e ormai inutilizzate Pagine Gialle: una risorsa che guida alla scoperta dei nomi, delle collocazioni, dei contatti delle realtà più vicine o interessanti.

Scuole Naturali, comunità educanti in rete
La piattaforma di Scuole Naturali nasce per rispondere a un’esigenza, espressa da esperti ed educatori: quella di avere a disposizione uno strumento per condividere esperienze formative virtuose, in cui il minimo comune denominatore sono gli spazi aperti. Ancora una volta c’entra l’Associazione Manes, di cui abbiamo parlato in altri articoli sul tema. Ancora una volta c’entra Danilo Casertano, co-fondatore dell’associazione, del primo asilo nel bosco e del mare, maestro di strada e testimonial itinerante di outdoor education.

E così, dal nido alla scuola secondaria, la piattaforma racconta le storie di una scuola che sta cambiando. Si tratta sostanzialmente di materiale formativo, in prevalenza video ma non solo, capace di raccontare la ricchezza dell’esperienza educativa all’aperto, mettendo in rete- a disposizione degli utenti registrati- racconti, esempi e risorse.
Outdoor education, quando la differenza la fanno i luoghi
“Il bambino, passando tanto tempo a scuola, ha bisogno di spazi aperti, fuori dalla scuola e fuori dal recinto” afferma Danilo Casertano in occasione della conferenza “Crescere insieme nella natura”, organizzata ad Alto (CN) lo scorso 29 settembre dall’associazione Altopia. “Per il bambino contemporaneo, il contesto naturale resta sconosciuto. Tra ingresso e post-scuola, i ragazzi non vedono la luce, con danni psico-fisici enormi. Trascorrono meno tempo fuori di un carcerato americano”.

Intervenire su questa mentalità (chiusa in tutti i sensi) può fare molto per modificare il paradigma scolastico. Ma non solo: anche il rapporto tra i bambini e la comunità. “Fare lezione camminando si può fare, è legale” scherza Casertano. Non solo, dona alla città e ai bambini coinvolti una consapevolezza reciproca dimenticata.
“Siamo convinti che attraverso i luoghi si possa cambiare la mentalità delle persone. Se portiamo i bambini nelle vere aule (che dal greco aulé stanno a significare spazi aperti e ariosi), necessariamente gli insegnanti e i ragazzi agiscono e interagiscono in maniera diversa. Una scuola fatta bene, che vive nel territorio e si relaziona con esso, lo può cambiare in meglio”.

Il valore aggiunto delle scuole all’aperto
Di qui il valore aggiunto delle scuole naturali. E allora ben vengano le iniziative di maestri, professori, dirigenti scolastici, genitori capaci di vederne il potenziale e di mettersi in gioco per realizzarlo. Tutti soggetti riuniti sotto il grande cappello dell’outdoor education, modello formativo che va oltre le differenze fra istruzione pubblica e privata e che supera sul campo le classificazioni standard di classi ed età.

“La scuola all’aperto fornisce identità a tante realtà lontane fra loro. Fornisce il titolo a una favola che può essere, così, raccontata e trasmessa più facilmente”. Con il lieto fine di un’educazione più completa, sostenibile e a misura di bambino.
