Essere Animali, l’organizzazione no-profit che combatte da anni per la salvaguardia degli animali e che realizza indagini su allevamenti intensivi e macelli, ha prodotto un video shock sui pesci che giungono nelle nostre tavole.
Il video, dato in esclusiva al Guardian, sottolinea in maniera decisa e straziante “quanto il settore ittico si stia spostando dalla pesca verso allevamenti intensivi, che saranno in futuro fonte sempre più predominante del pesce sul mercato” analizzando i problemi che più colpiscono il settore, sopratutto in Italia.
Le immagini secondo l’organizzazione sono la prova che le preoccupazioni sono reali, come sostengono anche Efsa, Oie e Unione Europea.
Il video delle orribili condizioni dei pesci
Il video mostra come vengono trattate diverse specie di pesci che finiscono sulle nostre tavole: orate, trote e branzini in vari allevamenti italiani dove l’organizzazione è andata a indagare. Vasche in condizioni pessime, dove centinaia di migliaia di pesci sono tenuti per mesi.
“Abbiamo documentato con telecamere nascoste diverse grandi aziende che producono trote, orate e branzini del nord e centro Italia, filmando una gestione degli allevamenti causa di gravi sofferenze per gli animali“ spiega Essere Animali.
Si denuncia non solo il sovraffollamento delle vasche “piene di alghe, con conseguente carenza di ossigeno” ma anche la pesca di pesci bloccati improvvisamente in reti che ne riducono lo spazio vitale e schiacciati sul fondo, arrecando gravi e profonde ferite e stress agli animali.
Il flash bob delle attiviste di Essere Animali
Per continuare a far conoscere la sofferenza dei pesci negli allevamenti, il 22 ottobre nel centro storico di Bologna, davanti alla fontana di Nettuno delle attiviste hanno fatto un flashmob . Una scena inquietante che mostrava senza alcun filtro la sofferenza dei pesci ammassati nelle vasche o ammassati in casse di ghiaccio.

“Per la scienza -hanno spiegato gli attivisti – i pesci provano dolore ed emozioni come tutti gli altri animali. Da consumatori possiamo scegliere di non mangiarli e fare la nostra parte per porre fine alla sofferenza di milioni di pesci”.
