Alla Biennale di Venezia 2017, l’esposizione internazionale d’arte inaugurata lo scorso 13 maggio e aperta al pubblico fino al 26 novembre, è stata presentata l’opera ciclopica di Lorenzo Quinn, figlio del famoso attore americano Anthony Quinn e di Iolanda Addolori, intitolata Support.
Cresciuto tra gli Stati Uniti e l’Italia, Lorenzo Quinn ha dimostrato fin da giovane una spiccata attitudine verso l’arte e la recitazione e, dopo aver concluso gli studi presso l’American Academy of Fine Arts di New York, è diventato uno scultore noto a tutta la comunità artistica internazionale.

Support: un’opera ambientalista
L’installazione dello scultore inaugurata alla Biennale di Venezia, dal titolo Support, è costituita da due gigantesche mani bianche (di circa nove metri di altezza), che fuoriescono dall’acqua del Canal Grande e sostengono il Palazzo Ca’Sagredo, sensibilizzando ai cambiamenti climatici.
Il Palazzo, al cui interno si trova il lussuoso Ca’Sagredo Hotel, è sito nell’area di Rialto, tra la Ca’D’Oro e Campo Santa Sofia.
L’installazione artistica è promossa dal Comune di Venezia, dal Ca’Sagredo Hotel e da Halcyon Gallery.

I cambiamenti climatici e l’ambivalenza della natura umana
La colossale scultura rappresenta il risultato delle riflessioni di Lorenzo Quinn sui problemi ambientali, soprattutto sui cambiamenti climatici in atto.
Secondo le riflessioni dell’artista, le due mani dell’installazione potrebbero compiere due azioni: proteggere e sostenere idealmente l’intera città di Venezia, oppure distruggerla.
È proprio nelle mani, infatti, che risiede tutto il potere dell’essere umano: attraverso di esse, si può costruire e creare, oppure distruggere e sterminare.
Quest’opera rende perciò evidente l’ambivalenza della natura umana: l’uomo, con le sue azioni, può influenzare il corso degli eventi del mondo e, soprattutto, dell’ambiente circostante.
Secondo Quinn è necessario che l’essere umano comprenda quanto sia importante, soprattutto in questo momento storico, trovare un equilibrio tra le attività economiche e sociali e il pianeta Terra, anche perché la forza della Natura è qualcosa che si sta sottovalutando.
Questa comprensione si rivela per l’artista attraverso le mani della sua installazione, strumenti che possono distruggere il mondo o salvarlo: a vederle così grandi, possono trasmettere due sentimenti, sicurezza o inquietudine, perché l’atto stesso si “sostenere” evidenzia quanto fragili siano le cose create dall’uomo.

Il mutamento del clima
Negli ultimi trent’anni è iniziata una fase di riscaldamento della temperatura media annua globale, che ha portato, tra il 1995 e il 2004, al susseguirsi dei nove anni più caldi dal 1861.
Questa fase ha suscitato, tra gli studiosi, curiosità e allarme: essi si chiedono, infatti, se si tratti di una variabilità climatica transitoria e naturale, o di un vero e proprio cambiamento climatico, cui hanno dato avvio le sconsiderate alterazioni prodotte dalle attività umane.
Oggigiorno gli studiosi non hanno più dubbi: le alluvioni, la mancanza di pioggia, le ondate di calore nei mesi invernali e il freddo in quelli caldi, dimostrano come effettivamente sia in atto un reale mutamento climatico.
Questi fenomeni estremi s’intensificano di anno in anno in tutto il mondo, e mettono a rischio intere comunità: in Italia, basti pensare ai terremoti degli ultimi anni, o alla quantità di neve caduta nel Sud della penisola lo scorso inverno.
Queste le parole pronunciate di recente dal giornalista e scrittore ambientalista americano Bill McKibben: «Gli effetti del cambiamento climatico cui stiamo già assistendo sono diversi da qualsiasi altra cosa abbiamo visto finora. Il cambiamento climatico non è un problema futuro, sta accadendo proprio ora». E l’imponente opera di Quinn ce lo sta a sottolineare.
