The Ghosts in our Machine è un viaggio fra inferno e paradiso: Jo-Anne McArthur è una fotografa che ha fatto della lotta contro gli abusi agli animali una ragione di vita
Il fatto
Jo-Anne McArthur è una fotografa che ha fatto della lotta contro gli abusi sugli animali una ragione di vita. Per loro non esita a irrompere nei luoghi della loro prigionia quali allevamenti, mattatoi e laboratori. Qui documenta l’orrore attraverso la macchina fotografica e lo diffonde al mondo affinchè le persone comprendano e cambino il loro punto di vista. Un viaggio fra inferno e paradiso.
Guardare Tiger King è un po’ come guardare Breaking Bad. Solo che è tutto vero
Il commento
Un capo indiano scrisse, in una lettera al Presidente degli Stati Uniti: “L’uomo non è colui che tesse la tela della Natura, ma solo uno dei tanti fili che compongono l’intreccio”. Senza dover scomodare gli ovvi paragoni biblici, va a significare che uomo-animale-pianta sono tutti parte di un solo circolo vitale, in cui non ci sono prevaricatori o sottomessi. Ma l’uomo questa parità sembra essersela dimenticata. Nel corso del tempo, si è assunta una visone del mondo dove il potere è nelle mani degli umani, che privano della libertà tutti gli altri esseri viventi. Non solo distrugge pedissequamente l’ambiente, ma sfrutta intensivamente gli animali, che vengono imprigionati, seviziati, uccisi, in nome dell’alimentazione, della moda, della sperimentazione scientifica o per puro divertimento. Animali uccisi dall’uomo uno dietro l’altro con la scusa di aver dato loro “una vita degna di essere vissuta” in allevamenti asettici e iper-tecnologici.
Quanto vediamo in The Ghosts in our Machine non è una semplice azione di denuncia, né facile sensazionalismo: mostrare torture e violenze sugli animali condendoli con una facile retorica morale è semplice quanto sciocco. Nel documentario viene mostrato quanto l’uomo fra tutti gli animali sia il peggiore e il più pericoloso, ahimè sempre vincitore in una guerra ad armi impari. E chi si prodiga per evitare l’ennesima carneficina, l’ennesimo massacro, l’ennesimo genocidio fa né più né meno quello che fa un fotografo di guerra: documentare l’orrore e renderlo visibile a tutti.

Una di costoro è Jo-Anne McArthur, fotografa investigativa protagonista di questo documentario che da anni si occupa di denunciare gli orrori che questa “guerra” provoca. E lo fa andando negli allevamenti di volpi e furetti da cui vengono ottenute le pellicce, dove le bestiole si auto-mutilano fino ad arrivare al cannibalismo; nei laboratori dove vengono utilizzati scimmie e cani per test medici; in allevamenti intensivi, fabbriche di morte e campi di concentramento. Jo-Anne si intrufola di notte come una ladra per rubare un po’ di una sofferenza che nessuno vede, catturarla dai loro occhi lucidi e speranzosi, puntati sul freddo obbiettivo di una fotocamera; cercando poi di vendere questo orrore ai principali giornali. La risposta è quasi sempre una serie di occhiate imbarazzate: “Bella foto, ma al momento l’argomento non è interessante”, è la risposta tipo.
Ma lei non demorde, anzi, continua nelle sue azioni sovversive, continua a raccogliere foto su foto, catalogarle, metterle assieme. Scava nella memoria del cuore per gli scatti più significativi e poi li riporta su carta per metterli insieme in un libro, in un blog, un diario emozionale che è online nell’intento di educare le persone, di cambiarle. Nonostante la tentazione sia forte, Jo-Anne non libera gli animali che fotografa, sarebbe utile solo per gli animali liberati e per la sua coscienza, ma non cambierebbe lo stato attuale dei diritti animali. La situazione è quella di persone che coccolano e vezzeggiano visoni e volpi ma allo stesso tempo acquistano capi in pelliccia; come quella gente che trova simpatico un maiale ma non pensa che il prosciutto che c’è nel proprio panino è costato la vita a quell’animale così buffo. L’animale alla fine si trova a essere solo una macchina con un fantasma di anima. E ogni animale ucciso, sacrificato in nome della nostra “vita degna di essere vissuta” è un pezzo della nostra anima che si sfalda. Perché uccidiamo parte di noi stessi.
Joaquin Phoenix, dietro il sorriso di Joker batte un cuore da attivista per i diritti degli animali
Scheda film di The Ghosts in our Machine
- Titolo originale: The Ghosts in Our Machine
- Regia, soggetto e sceneggiatura: Liz Marshall
- Interpreti: Jo-Anne McArthur, Marcel Saba, Lori Reese, Jasmine Singer, Dr. Vandana Shiva, Brce Friedrich, James Wellford, Susie Coston (è stessi)
- Produzione: Canada 2014
- Concorsi: Festival CinemAmbiente, Yorkton Film Festival 2013 (Winner Nature/Environmental),
- Temi: ANIMALI, CINEMA, EDUCAZIONE, FOTOGRAFIA
