Piante al telefono, una nuova idea di design partecipativo che prende le mosse dalla Guerriglia Gardening e fa rivivere le cabine telefoniche
Chissà se il signor Bianchi, protagonista delle più note Favole al telefono di Gianni Rodari, avrebbe raccontato qualche fiaba chiamando anche dalle originali cabine telefoniche che la giovane designer toscana Silvia Minenti decora nelle grandi città italiane, per ora Roma e Milano.
Piante al telefono (il progetto ricorda proprio Rodari) è infatti la sua eco-operazione di design partecipativo che prende le mosse dalla Guerriglia Gardening e punta a ricreare il senso di collaborazione e condivisione tra vicini di casa, attraverso la riattivazione di pezzi dismessi dei quartieri come le vecchie cabine telefoniche che per l’occasione diventano vere e proprie serre urbane.

“Un approccio sistemico alla progettazione – afferma Silvia – Il designer diviene facilitatore e non semplice fornitore di soluzioni: il suo obiettivo non è più quello di creare un prodotto finito bensì l’attivazione di un processo di riappropriazione, ri-utilizzo e condivisione dell’arredo urbano ormai in disuso. Credo fermamente che per ciascun problema ci possano essere numerose soluzioni tutte ugualmente valide: ciò che cambia e rende una cosa ben progettata al giorno d’oggi è come si arriva ad una di queste soluzioni, il processo, appunto“.
In Italia, le postazioni di telefonia pubblica di Telecom Italia sono circa 82mila, di cui circa 22mila sono cabine telefoniche. A Roma, gli impianti di telefonia sono circa 2.300 e solo il 35% sono cabine telefoniche, di cui un centinaio destinate ad essere rimosse nel 2014. Le care e vecchie cabine telefoniche, che prima dell’avvento del cellulare ci hanno permesso di comunicare con le nostre famiglie ed i nostri amici, sono state abbandonate lungo i marciapiedi.

Piante al Telefono intende quindi ridare vita ad esse attraverso un movimento virale che si possa diffondere in tutta Italia creando e mappando una rete di serre urbane, che stimolino e riattivino quel senso di comunità ormai perduto. Salvia, basilico, rosmarino, lavanda trovano casa all’interno delle vecchie cabine telefoniche, nelle quali chiunque potrà prenderle o aggiungerne altre purché se ne abbia cura tutti assieme.
L’intervento è stato creato studiando un servizio che possa essere di facile utilizzo, al fine di rendere tangibili e visibili i vantaggi della partecipazione attiva all’iniziativa, nella speranza che possa rappresentare quella molla necessaria a riattivare una rete collaborativa della cittadinanza. Le piante hanno necessariamente bisogno di cure, diventando di conseguenza attori/attrattori per i cittadini che, spontaneamente, adottano la cabina curandola e preservandola il più possibile da atti vandalici.

Il progetto è attualmente autofinanziato: l’obiettivo è quello di continuare il percorso avviato nella capitale, moltiplicando le cabine/serre e coinvolgendo aziende e pubblica amministrazione. A Milano parte dell’arredo interno della serra urbana è stato infatti sponsorizzato da Novital, prima azienda italiana che ha creduto in Piante al telefono, con il suo progetto Orto&Orto, sistema modulare per orto urbano. A Roma, in viale Gottardo, il locale Comò Bistrot ha sponsorizzato l’iniziativa, ritrovandosi ad avere una bellissima serra urbana davanti al proprio locale. Infine si è aperto un dialogo tra Telecom Italia ed il comune di Roma per riuscire a far crescere questo progetto.
Che ne dite, adottiamo una cabina telefonica?

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