Unica e inconfondibile. Con i suoi colori sgargianti, la Cappella della Madonna delle Grazie- più nota con il nome di Cappella del Barolo- è più che particolare. E per chi la avvista nel vigneto Brunate di La Morra (Cuneo), lo stupore è grande. Sì, perché dal cuore delle Langhe, inserita in un paesaggio collinare dal fascino indiscusso ma discreto, la chiesetta grida la sua presenza grazie a un audace accostamento di rosso, giallo, verde, blu, viola e arancione. Una bella sorpresa, che per molti diventa meta turistica irrinunciabile nella visita a questi luoghi della campagna piemontese.
Cappella del Barolo, un po’ di storia
Edificata nel 1914 come chiesetta ma mai consacrata, la costruzione fu adibita a riparo per coloro che lavoravano in vigna in caso di temporali o grandinate. Nel 1971, la Cappella della Madonna delle Grazie fu acquistata dalla famiglia Ceretto insieme a una porzione del vigneto di Brunate. Dopo anni di abbandono era diroccata, lacerata dal tempo e dall’incuria. Utilizzata a lungo come ricovero per i trattori, alla fine degli anni ’90 è stata restaurata e trasformata in opera d’arte. L’inglese David Tremlett si è occupato di rivisitare l’interno, mentre l’americano Sol Lewitt ha ripensato l’esterno.
Roberta Ceretto racconta il restauro e la trasformazione
Ci racconta Roberta Ceretto, che ha seguito i lavori e il rapporto con gli artisti sin dall’inizio e che si occupa tuttora degli eventi artistici promossi dalla famiglia: “Tutto è nato per caso. Nel ’96 ci chiedono di ospitare David Tremlett durante l’estate perché sta allestendo una mostra nel castello di Barolo. Noi per un mese lo ospitiamo nella nostra foresteria di Castiglione Falletto, dove si trova la nostra cantina del Barolo. Nasce un’amicizia e lui ci propone di realizzare qualcosa per noi. Vede la chiesina e se ne innamora”.
Per la trasformazione, Tremlett coinvolge l’amico Sol Lewitt. “Nel ’97, Sol è venuto a visitare la chiesina per capire di che cosa si trattasse. Nel ’98 abbiamo ristrutturato perché l’edificio si trovava in condizioni disastrose. Nel ’99 sono iniziati i lavori che hanno portato la chiesa ad essere quella che tutti conoscono. Si è trattato di un azzardo, perché a quei tempi nessuno proponeva arte contemporanea nel territorio. E la chiesina, decisamente, non passa inosservata. Da noi oggi la gente si aspetta che portiamo sempre nuovi artisti, ma all’epoca non riusciva a capire, e l’edificio era guardato con diffidenza“.
Esteticamente parlando, la duplice firma degli artisti ha dato origine a un piacevole contrasto. Alla vivace policromia dell’esterno si contrappone, infatti, l’atmosfera più raccolta dell’interno. Qui, pareti e pavimenti sono riscaldati dai colori bruni della terra. Le finestre sono realizzate con vetro di Murano.
Una curiosità? La cappella è stata fonte di un baratto: Tremlett e Lewitt hanno messo a disposizione la loro creatività ricevendo, in cambio, bottiglie di Barolo da parte dei Ceretto. “Con David il gioco continua ancora oggi, Sol purtroppo è morto nel 2008″.
Cappella del Barolo fra natura e cultura
Utilizzata per mostre e rassegne, la chiesetta è un bel motivo di sosta per una foto e per ammirare il paesaggio circostante.
Continua Roberta Ceretto: “Oggi la Cappella del Barolo è diventata ragione per andare a fare trekking e passeggiate sulle nostre colline. Abbiamo fatto una stima, sono circa 50-60mila l’anno le persone che vanno a visitarla. Nel 2019, a settembre, saranno vent’anni che è stata trasformata in un’opera d’arte. Per questa occasione, stiamo organizzando eventi dedicati, piccoli ma significativi, che si terranno in tarda estate“.
Per raggiungere l’edificio da La Morra, è sufficiente una piacevole passeggiata in discesa, che si snoda su asfalto e sterrato fra i vigneti. Se percorsa in estate, è bene portare con sé acqua e cappellino, vista l’assenza quasi totale di ombra.
Nei dintorni, è possibile affittare mountain bike e biciclette elettriche per ampliare i propri itinerari culturali e naturalistici.
Un piccolo gioiello. Vietato perderselo se si desidera conoscere con una certa cura la zona delle Langhe, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
“Siamo motivati a proseguire in questa direzione. A breve annunceremo un altro progetto che andrà a ristrutturare con un nome dell’arte contemporanea molto conosciuto e goloso un edificio che si trova di nuovo lungo un percorso” conclude Roberta.
Una buona notizia e un buon auspicio per quest’area, in grado di attrarre un numero sempre maggiore di visitatori con le sue eclettiche grazie.
[Foto Ceretto Winery]