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Frigoriferi condivisi: un’idea per evitare lo spreco di cibo e aiutare le persone in difficoltà

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Frigoriferi condivisi: un’idea per evitare lo spreco di cibo e aiutare le persone in difficoltà ultima modifica: 2018-01-15T08:00:19+01:00 da Alessandra Varotto
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Le festività natalizie sono da poco terminate, e con esse il susseguirsi di pranzi e cenoni in famiglia e con gli amici. D’altronde si sa, il Natale è il momento delle grandi abbuffate: circa un terzo di noi, a Natale, compra (e mangia) più cibo rispetto a qualunque altro periodo dell’anno, e il 70% del cibo gettato è causato da acquisti in eccesso. Se recuperare gli avanzi è fondamentale, la parola chiave, tuttavia, è prevenzione. Il 61% degli sprechi è infatti evitabile e potrebbe essere tranquillamente consumato, invece che gettato.

In questo senso, un’idea semplice ma ingegnosa arriva in Italia (precisamente a Bari) da oltre confine, dove in vari Stati – dal Regno Unito alla Germania, passando per la Spagna, l’India e la Nuova Zelanda – sta crescendo il fenomeno dei frigoriferi condivisi. Variamente definiti come ‘community fridges’, ‘solidarity fridges’, o ‘public refrigerators’, questi frigoriferi sono posti in aree pubbliche e consentono ad ognuno di depositarvi il proprio cibo ancora buono, ma non più desiderato, oppure di prelevarlo gratuitamente.

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Il frigorifero condiviso di Auckland, Nuova Zelanda.

Frigoriferi condivisi: una possibile soluzione al problema dello spreco alimentare

Quello dello spreco di cibo è un problema che non è limitato al periodo natalizio. Gli sprechi alimentari costano all’Italia 12,5 miliardi all’anno, che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, il 15% nella distribuzione commerciale, l’8% nell’agricoltura, e il 2% nella trasformazione (fonte: Coldiretti). In pratica, ciascun cittadino ogni giorno spreca alimenti per una media di 960 Kcal: circa un terzo del fabbisogno quotidiano di un adulto, con una perdita economica di circa 500 euro all’anno a famiglia.

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Ogni anno in Italia viene sprecato cibo per 12,5 miliardi di euro.

Secondo la Fao, si spreca più di un terzo del cibo che viene prodotto e distribuito: più di 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti ancora consumabili, che potrebbero sfamare, per un anno intero, circa 2 miliardi di persone. E lo spreco alimentare appare tanto più illogico quanto più aumentano la produzione di rifiuti e la crisi ambientale, oltre che il numero di individui colpito da denutrizione (attualmente, oltre un miliardo di persone, dato in aumento lo scorso anno). Soltanto nel nostro Paese, circa 4.6 milioni di persone (il 7.6% dell’intera popolazione, dati Oxfam) vivono in condizioni di povertà, con limitato accesso a fonti alimentari adeguate.

Frigoriferi condivisi: cosa sono e come funzionano

I frigoriferi condivisi potrebbero costituire una soluzione semplice e ingegnosa al problema dello spreco alimentare, aiutando al contempo le persone in difficoltà, che non possono permettersi di fare la spesa tutti i giorni. Ognuno – esercenti al dettaglio, supermarket, ristoratori, singoli individui – è infatti libero di depositare al loro interno cibi ancora perfettamente commestibili ma non più desiderati, che altrimenti andrebbero sprecati. Alimenti base come uova, latte, yogurt, frutta e verdura fresca vengono così resi disponibili gratuitamente per tutti coloro che desiderino portarli a casa. La disponibilità gratuita di questi alimenti assicura che anche persone in difficoltà economica possano avere una dieta sana, cosa che in molti casi non sarebbe possibile senza la presenza dei frigoriferi condivisi.

Le regole di base di utilizzo dei frigoriferi condivisi sono due: donare soltanto cibo buono, che mangereste voi stessi, e non abusare della disponibilità del cibo donato (ovvero, non prelevare più del necessario e non utilizzarlo per trarne profitto). I frigoriferi condivisi sono solitamente locati nei centri cittadini di modo tale da essere accessibili a tutti, e osservano orari di apertura differenti, a seconda delle esigenze della comunità locale. Alcuni operatori volontari assicurano attraverso controlli giornalieri che le regole vengano rispettate, e che il frigorifero risulti un ambiente salubre, pulito e sicuro per la condivisione del cibo.

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Le regole per utilizzare i frigoriferi condivisi sono semplici: donare cibo buono, e non approfittarne prendendo più del necessario.

In Italia, la sperimentazione dei frigoriferi condivisi è partita la scorsa estate a Bari, dove Kenda Onlus ha installato sette frigoriferi e predisposto attività di educazione alimentare (giochi, laboratori e seminari) rivolte in maniera trasversale a bambini, adulti e anziani, allo scopo di promuovere la solidarietà e lo scambio, oltre che il contrasto agli sprechi.

Il grande successo riscosso in diversi Paesi dall’iniziativa (nel Regno Unito, lo scorso anno, è addirittura nata una rete che riunisce tutte le esperienze inglesi) è testimone del fatto che i frigoriferi condivisi costituiscono non soltanto un modo per ridurre gli sprechi, risparmiare denaro e fornire cibo nutriente alle persone bisognose, ma anche un mezzo attraverso il quale incoraggiare le persone a condividere il cibo coi propri vicini, creando fiducia reciproca e rafforzando lo spirito di comunità. Un po’ quello che accade anche con le Biblioteche delle Cose, di cui abbiamo parlato qui.

Insomma, i frigoriferi condivisi sono un’idea semplice e brillante, da replicare in Italia anche in tante altre città.

Frigoriferi condivisi: un’idea per evitare lo spreco di cibo e aiutare le persone in difficoltà ultima modifica: 2018-01-15T08:00:19+01:00 da Alessandra Varotto
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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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