Dal 1° gennaio 2018 sarà introdotta, in Piemonte, la tassa sul rumore degli aerei (Iresa). È quanto deciso nella riunione della commissione regionale – che ha riguardato Finanza e Trasporti – del 25 ottobre scorso, alla presenza del direttore generale Sagat (la società che gestisce l’aeroporto di Caselle) Dario Maffeo.
La Conferenza delle Regioni, nel 2012, aveva già approvato una proposta di legge regionale in materia, ma da allora solo il Lazio e la Campania l’avevano applicata: dal 1° gennaio 2018 toccherà anche al Piemonte.
Secondo Maffei, però, l’applicazione di questa tassa potrebbe penalizzare l’economia piemontese, soprattutto tenendo conto del fatto che la vicina Lombardia non la pratica e che le compagnie aeree potrebbero decidere di spostarsi per non pagarla.
L’inquinamento acustico e la tassa sul rumore degli aerei
«Chi inquina paga, deve valere anche per le compagnie aeree» ha detto la presidente della Commissione trasporti del Consiglio regionale, Nadia Conticelli, durante la riunione della commissione del 25 ottobre, continuando: «La normativa sulla tassazione del rumore prodotto dagli aeromobili è piuttosto travagliata.
Dal primo provvedimento del 1990 molto è successo: oggi la competenza è esclusiva delle Regione e non c’è motivo per non applicarla, tanto più che esistono richiami formali della Corte dei Conti che invita tutte le Regioni ad applicarla, pena incorrere nel danno erariale.
La legge piemontese (n. 6 del 2017) entrerà in vigore il 1/1/2018 dando un valore economico al peso, pari a 0,50 euro per ogni tonnellata.
Nessun valore viene dato alla classe di rumorosità: aspetto questo, che andrà assolutamente corretto in modo da incentivare l’utilizzo di vettori meno rumorosi; andrà quindi inserito, nel calcolo della tassa, il valore del rumore tramite l’indicatore internazionale stabilito dall’ICAO (International Civil Aviation Organisation).
Questa tassa inciderà poco sulle singole compagnie, meno di 40 euro a volo, ma già applicata così senza correttivi porterebbe un gettito di un milione di euro da impiegare in risarcimento alle aree limitrofe di Caselle e di San Maurizio e in azioni di contenimento del rumore».
Quindi conclude: «É un principio che deve essere applicato da tutte le Regioni, non è possibile creare disparità territoriale ai danni di chi vive nelle zone aeroportuali e subisce i danni ambientali conseguenti».
Il punto di vista della Sagat
Secondo la Sagat, invece, l’Iresa, cioè la tassa sul rumore degli aerei, potrebbe penalizzare l’economia regionale, rendendola meno competitiva rispetto alle altre regioni.
Questo è quello che ha detto Dario Maffeo alla riunione: «L’applicazione dell’imposta regionale sulle emissioni sonore nella nostra regione può provocare delle distorsioni della concorrenza con gli altri aeroporti. Per esempio, la Lombardia non applica questa imposizione come la maggior parte delle Regioni italiane: è giusto che chi inquina debba pagare, ma il problema dovrebbe essere affrontato a livello globale».