Almeno una volta nella vita vi sarà capitato di pestare una cacca di cane e nei successivi minuti, nel tentativo invano di pulire la suola, di inveire contro il maleducato proprietario. Possiamo raccontarci che porta fortuna, ma ammettiamolo: nessuno fa i salti di gioia quando si imbatte in questa esperienza.
Camminare per strada e fare lo slalom tra gli escrementi abbandonati è una realtà che caratterizza molte città italiane, evidentemente per alcune persone raccogliere le feci del proprio animale rappresenta un’impresa titanica. Lo stesso discorso è valido anche per i parchi, le aiuole, gli spartitraffico, insomma qualsiasi spazio verde presente in città, per non parlare delle aree dedicate ai cani che pullulano di escrementi.
Perché raccogliere la cacca?
Tralasciando l’aspetto legale, la prima motivazione dovrebbe essere per educazione. Tutti dovremmo sentire l’esigenza di contribuire alla pulizia di uno spazio pubblico e quindi condiviso, e, sottolineo, condiviso anche dai nostri amati cani che per primi non amano passeggiare in labirinti composti di escrementi dei loro simili. Purtroppo questa prima ragione spesso non è sufficiente.
Come convincere le persone restie a compiere questo atto di civiltà?
Alcuni direbbero con una multa salata, ma questa opzione non è detto che risolva il problema a monte (ma sicuramente aiuta).
Si potrebbe tentare di farli ragionare, il comportamento errato potrebbe essere dovuto ad una mancanza di informazioni.
Informare sui pericoli
La contaminazione da feci canine in ambiente urbano, oltre ad essere un problema di igiene pubblica, rappresenta anche un problema di sanità pubblica. Gli escrementi possono essere una fonte di diffusione di agenti patogeni che costituiscono un rischio non solo per la salute degli animali ma anche per quella della popolazione.
Ad esempio la giardiasi è un’infezione dell’apparato digerente causata da un parassita (Giardia lambia) che ha come ospiti sia l’uomo sia 40 diverse specie animali, tra cui il cane. Il cane contrae la malattia ingerendo le cisti del parassita disperse nell’ambiente. All’interno dell’intestino, le cisti maturano e liberano il parassita che nella fase di sviluppo, aderisce e distrugge le pareti, producendo nuove cisti. Queste verranno espulse nell’ambiente con le feci contaminando le acque ed i terreni circostanti e mettendo a rischio di contagio altri animali, compreso l’uomo.
Questo parassita è resistente, è in grado di sopravvivere alle avversità del terreno per parecchio tempo ed è difficile da debellare. Evidentemente la mancata raccolta degli escrementi può contribuire in modo significativo alla diffusione di patogeni nell’ambiente.
Il rischio di contaminazione
Proprio per il rischio contaminazione (gli agenti patogeni potrebbero resistere al processo di compostaggio) essi solitamente vengono gettati nei cassonetti per i rifiuti indifferenziati non riciclabili, a meno che l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nella vostra zona non indichi diversamente.
L’attenzione all’ambiente
Se vogliamo prestare ulteriore attenzione all’ambiente possiamo acquistare i sacchetti igienici biodegradabili, in modo da limitare l’accumulo di plastica, oppure riciclare i fogli di giornale o gli innumerevoli volantini pubblicitari che si trovano in giro per le città e nelle nostre buche delle lettere, anche se in questo caso permane il rischio di non isolare correttamente le feci.
Prendendo in prestito lo slogan del comune di Besozzo (Varese) “Raccogliere gli escrementi del proprio cane è un gesto di civiltà, educazione e rispetto, perché il migliore amico (del cane), si vede nel momento del bisogno“.
[Immagine di anteprima fr.ubergizmo.com]