L’Unicef ha calcolato che circa 750 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile. In media, circa 1.000 bambini muoiono ogni giorno per malattie legate ad acqua non sicura, mancanza di servizi igienico-sanitari e scarsa igiene. Per questo ha attirato molte attenzioni il progetto del Drinkable Book, il “libro da bere” i cui primi, positivi risultati sul campo sono stati presentati durante il 250° convegno dell’American Chemical Society, tenutosi a Boston dal 16 al 20 agosto scorsi. Si tratta di un volume le cui pagine funzionano come filtri per l’acqua grazie alle nanoparticelle di argento e rame situate su di esse.

Il libro, sviluppato dalla dottoressa Teri Dankovich, che sta attualmente lavorando presso la Carnegie Mellon University, si è dimostrato in grado di uccidere il 99,9% dei batteri e alcuni dei virus contenuti in campioni reali di acqua prelevati in 25 siti idrici in Sudafrica, Kenya, Ghana, Bangladesh e Haiti.
Il libro “è pensato per le comunità nei Paesi in via di sviluppo, considerando che ci sono 663 milioni di persone in tutto il mondo che non hanno accesso ad acqua pulita, potabile” ha spiegato la dottoressa Dankovich. “Tutto quello che c’è da fare è strappare un foglio di carta del libro, metterlo in un contenitore a mo’ di filtro e versarvi sopra l’acqua. Così il liquido fuoriesce depurato, senza batteri”.

Una pagina arriva a purificare oltre 100 litri di acqua e un libro può depurare la quantità di acqua che costituisce il fabbisogno di un individuo per circa 4 anni. Inoltre, su di esso sono stampate, in inglese e nella lingua locale, istruzioni per la popolazione sull’utilizzo sicuro di acqua.
Il prossimo passo del progetto è quello di aumentare l’efficacia del libro nell’eliminazione di virus e produrne una versione commercializzabile. Questo è proprio il caso in cui un libro può salvare una vita!
