C’era una volta un nonno che costruiva giocattoli.
Di solito, quando una frase inizia con “c’era una volta”, tutti sanno che sta per cominciare una favola. Quella che sto per raccontarvi però, non è altro che la semplice realtà; una realtà che ha il gusto di una favola. Niente principi, castelli o fate, ma una guerra, quella Siriana, che dal 2011 costringe milioni di cittadini a lasciare il proprio paese per rifugiarsi in Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Iraq. Molti di loro sono ancora sfollati all’interno dei confini nazionali. Di tutti questi, almeno un milione sono bambini.
E poi c’è un nonno siriano, Kareem Carpenter, costretto a vivere con la sua famiglia in uno dei tanti campi profughi disseminati ai confini della società. È lui che crea la favola, in mezzo alla realtà brutale da cui il suo popolo, ogni giorno, tenta di fuggire o prova a dimenticare.
Sono passati sei mesi da quando la guerra ha fatto irruzione nella sua fattoria. “È stato terribile”, racconta Kareem, “uomini armati hanno fatto razzia di bestiame e hanno minacciato di ucciderci se non avessi consegnato i miei risparmi”. Improvvisamente, la Siria, la loro terra, li respinge. Restare diventa impossibile. Dopo giorni di cammino senza cibo e con poca acqua, Kareem e la sua famiglia raggiungono la loro nuova casa, un campo profughi in mezzo al deserto. “Quando siamo arrivati, intorno a noi c’era solo sporcizia. Qui durante il giorno non c’è nulla da fare. Possiamo solo mangiare, dormire o camminare”.
Ma l’orrore della guerra non può vincere contro la voglia di un nonno di regalare ai suoi nipoti ciò di cui hanno diritto: la loro infanzia, l’allegria e il gioco.
È così che nonno Kareem, ex costruttore e carpentiere, si è messo a costruire giocattoli per i bambini del villaggio con rifiuti e materiali di scarto. Fruga nei sacchi della spazzatura, risorsa inesauribile dalle mille potenzialità, per dare vita a macchinine, bambole, fiori e biciclette. Tutto può essere utile e prezioso: pezzi di cartone, polistirolo, plastica e alluminio. “Quando costruisco i giocattoli, non penso alla guerra” dice Kareem col sorriso. I bambini del campo lo osservano con stupore e curiosità. Giocano, ridono. Ci sono posti dove la guerra non può entrare.
Negli ultimi anni, il riciclo creativo sembra diventato più che altro una moda, ma non dobbiamo dimenticare che un tempo i nostri nonni lo praticavano quotidianamente per naturale necessità. Quando una cosa non si poteva comprare, perché privarsene? Bastava costruirla, con un po’ di astuzia e fantasia.
L’ultima creazione di Kareem è un grande aeroplano. “Non uno aereo di guerra, quelli li odio” dice ritoccando un’ala del velivolo. “Mi fa pensare al giorno in cui salirò su questo aereo, per andare via e tornare a casa. Nella mia mente quel giorno è vicino. Per questo l’ho costruito. Vorrei che in Siria tornasse la pace. Tutti noi qui speriamo solo di poter tornare in Siria ed essere felici” .
[Fonte: http://www.upworthy.com/a-carpenter-makes-toys-from-garbage-while-living-in-a-refugee-camp]
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