È di qualche settimana fa la notizia per cui l’Assemblea nazionale francese avrebbe approvato tre emendamenti a una legge sulla transizione alimentare che stabiliscono che i grandi supermercati e i centri commerciali non potranno più buttare gli invenduti ancora edibili, ma dovranno regalarli alle associazioni che si occupano di ridistribuirli a chi ne ha più bisogno. Le multe, per chi non rispetterà la nuova legge, potranno arrivare fino a 75000€ e a due anni di reclusione. Un enorme passo avanti, dunque, che cerca di trovare una soluzione all’enorme spreco di cibo registrato in Francia negli ultimi anni: fino a 30 kg a persona per oltre 20 miliardi l’anno.
In Italia non siamo messi molto meglio. Sprechiamo circa 1,4 milioni di tonnellate l’anno; solo lo spreco alimentare domestico ammonta a 8,1 miliardi di euro. Il problema però sta progressivamente diventando protagonista dei Consigli Regionali e, speriamo presto arriverà anche in Parlamento a Roma. E’ di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia dell’approvazione all’unanimità da parte dell’Assemblea regionale piemontese di una proposta di legge a favore di interventi di recupero e valorizzazione dei beni invenduti, prevalentemente alimentari e farmaceutici. Oltre all’organizzazione del recupero dei materiali, la Regione Piemonte ha stanziato 500mila euro per il sostegno della popolazione più a rischio di impoverimento, riducendo, tra il resto, anche i costi di smaltimento rifiuti.
A ragione, dunque, da qualche anno lo spreco alimentare è diventato fonte di preoccupazione e ha registrato una sempre più urgente necessità di soluzione. Sta diventando, infatti, sempre più un enorme paradosso: mentre vi è la necessità di aumentare la produzione di alimenti almeno del 70% nei prossimi anni per nutrire una popolazione che conterà 9 miliardi nel 2050, nel mondo si spreca più di un terzo del cibo che viene prodotto. Nonostante la sensibilità crescente nei confronti del tema e le continue esperienze virtuose che vengono segnalate, i dati forniti dalla FAO nel suoi ultimi report parlano ancora di uno spreco oltre il 35% della produzione totale.
A dirla tutta però anche qualche buona notizia comincia a fare capolino. Settantadue Paesi hanno, infatti, dimezzato la percentuale delle persone cronicamente sottoalimentate e oltre 200 milioni di persone in meno soffrono la fame rispetto al biennio 1990-1992. I fattori che hanno permesso questo miglioramento sembrano essere comuni in tutti i Paesi: sviluppo della produttività agricola su piccola scala e sviluppo dell’economia locale e della protezione sociale che permette di dare assistenza a chi non riesce a sopravvivere.
Siamo felici per poco, effettivamente. Ancora 795 milioni di persone soffrono la fame e numerose sono le instabilità politiche e i conflitti che creano emergenze ambientali e sanitarie. Nei Paesi occidentali, infine, lo spreco non accenna a diminuire, nonostante iniziative lodevoli come quella francese o quella del Banco Alimentare organizzata in occasione di Expo 2015.
È tempo di rimboccarci le maniche e cominciare da casa nostra. Basta poco per non sprecare e se davvero tutti facessimo più attenzione, forse, qualcosa potrebbe migliorare. Ecco alcuni semplici consigli, che potete trovare anche qui.
Una lista della spesa consapevole: Le offerte del supermercato fanno gola. Sono fatte apposta. Ma quante volte compriamo più di quanto ci serve o cose che, in situazioni normali, non avremmo comprato? Compiliamo quindi la nostra lista a casa, facendo attenzione a quantità e necessità e non aggiungiamo nulla una volta arrivati al supermercato. Inoltre, andando più spesso a fare la spesa e comprando cibo fresco, si rischierà di sprecare molto meno. Un altro trucco? Andiamo a fare la spesa sazi: la fame non deve prevalere nel carrello!
Comprare dai produttori e lasciarsi consigliare: I produttori non selezionano i prodotti, anche se hanno dimensioni fuori standard per un supermercato o se non sono perfettamente tutti uguali. Per questo, non sprecano e ci aiutano a non sprecare. Inoltre sanno consigliare i prodotti di stagione e magari farci conoscere nuove prelibatezze. Un esempio lampante è il mare: c’è un elevato spreco di pesce in mare, anche a causa della richiesta standard sul mercato. Spesso il pescatore pesca anche altre specie, oltre a quelle richieste, ma è costretto a ributtarle in mare, ormai morte, perché non potrà venderle: proviamo ad assaggiare qualcosa di nuovo.
Impariamo a cucinare gli avanzi e gli scarti: Polpette, frittate, pasticci, insalate o macedonie: date spazio alla creatività per usare tutto ciò che c’è in frigo prima di acquistare nuovi prodotti.
Non sembra difficile, no? Da qualche parte dobbiamo cominciare!
[…] La sua storia come cuoco inizia sulle navi da crociera negli anni ottanta, per poi proseguire come chef protagonista della scena della ristorazione internazionale. Dei quattro giudici presenti quest’anno in trasmissione (con lui l’imprenditore Joe Bastianich e gli chef Carlo Cracco e Antonino Cannavacciuolo) è la figura su cui la trasmissione ha puntato anche nella striscia quotidiana in onda per parlare di spreco alimentare. […]