Siamo nella merda fino al collo, con questa espressione colorita Mercalli avvisa che la catastrofe entro il 2050 è annunciata.
Gli studiosi, compresi quelli ambientali, si dividono in due categorie: i seguaci di Einstein e quelli di Socrate.
I seguaci di Einstein sono persone un po’ fuori dalla realtà, il cui aspetto “originale” non è una posa, ma un reale modo di vivere. Molto spesso parlano tramite teoremi e si entusiasmano studiando le formule della fusione nucleare fredda o creando problemi matematici irrisolvibili.
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Al bar, per ordinare un caffè e un bicchiere d’acqua, calcoleranno quanta H2o è necessaria per equilibrare l’apporto calorico del caffè, eventualmente sommandolo al numero di granelli di zucchero inseriti nella bustina che stanno per utilizzare.
Del secondo gruppo, i seguaci di Socrate, fanno parte coloro che scrutano gli altri talmente a fondo da far sentire qualsiasi interlocutore un perfetto connubio di formule chimiche e fisiche in movimento.
Quando ordinerete il caffè e un bicchiere d’acqua, vi scruteranno chiedendo “perché?”, ed inizierà così una discussione che porterà all’origine dell’universo, ad un caffè freddo ed acqua calda (conduzione termica della mano).
In entrambi i casi, la capacità di farsi ascoltare e comprendere dalle persone non appartenenti al loro sistema di pensiero è molto complicato, quasi impossibile.
I loro studi scientifici, interessanti per gli addetti al settore, restano totalmente estranei alla gente comune che, per quanto interessata alle questioni trattate, se un documentario risulta troppo lungo e noioso non esita a cambiare canale o guardare un film.
Mettere in comunicazione il mondo scientifico con quello quotidiano è un’ardua sfida, già a partire dal linguaggio utilizzato: sigle e modi di dire si scontrano continuamente, creando una barriera di incomprensione e diffidenza reciproca.
Per fortuna, negli ultimi anni si sta compiendo uno sforzo in questo ambito: gli scienziati stanno scendendo in strada, tra la gente, perché la mancata conoscenza dei dati sta portando al disastro.
Allo stesso tempo, il livello culturale si alza inesorabilmente: le nuove tecnologie e le esigenze del mondo contemporaneo fanno sì che i saperi si diffondano, si confrontino e crescano continuamente.
Questo è il bello della globalizzazione: l’opportunità di creare rete tra mondi che altrimenti non si incontrerebbero. Questa è anche la filosofia che porta una manifestazione come CinemAmbiente a Torino.
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Nessuno stupore, per cui, se alla conferenza stampa di presentazione di questa importante manifestazione ambientale e cinematografica non siano solo gli sponsor a parlare e presentare la loro filosofia aziendale – a volte più teorica che reale -, ma anche la scienza, con le denunce che è tempo che vengano ascoltate.
Si fa portavoce di questo allarme Luca Mercalli, lo studioso che, più di tutti, è diventato baluardo della comunicazione ambientale degli ultimi anni.
Non desta l’attenzione sul V RAPPORTO IPCC con numeri astrusi e tabelle preoccupanti , ma con una frase: “Siamo nella merda fino al collo”.
Finché uno scienziato rimane nei confini dei calcoli, presentando rapporti chiari e lucidi sulla fine del mondo… si può confinare nella teoria, nel panorama dei “forse” e dei “però”.
Ma, quando il professor Mercalli, una tra le voci più autorevoli del panorama scientifico italiano ed europeo, perde l’abituale positività e chiarezza, dichiarando senza mezzi termini che il V rapporto IPCC (Intergovernmental Panel Climate Change) sui cambiamenti climatici ribadisce le problematiche del clima, in particolare che “Non è vero che riusciremo a risolvere i problemi, che va tutto bene: siamo nella merda fino al collo.” … Diventa urgente dargli ascolto.
Infatti, secondo il rapporto e l’appello lanciato da A. Barnosky, professore di Berkeley – uscito da alcuni giorni e firmato da moltissimi studiosi in tutto il mondo – , “La Terra si sta avvicinando rapidamente a un punto di non ritorno irreversibile. Continuando così, con l’avvicinarsi del 2050 il degrado dell’ambiente, e, di conseguenza, della popolazione umana, sarà inevitabile e devastante”.
Catastrofismo? Metodo ben ideato per accaparrare voti o soldi durante la campagna elettorale regionale ed europea?
Se Mercalli fosse stato interpellato da qualche rappresentante politico si potrebbe anche crederlo.
Se i programmi elettorali delle varie forze in campo avessero toccato l’aspetto ambientale, sarebbe stato possibile inserirlo in una cornice più ampia, relativa a un determinato progetto elettorale.
Non è così.
Nonostante la gravità della situazione, il bicchiere è sempre “mezzo pieno”, e, al posto dell’azione reale di cui si ha bisogno, la questione climatica resta un aspetto “decorativo, accessorio, volto a recuperare quel 5% di elettorato che si interessa dell’ambiente”.
Non è con i proclami e con le urla che si evita di annegare: se non si comincia a nuotare e non si cerca un appiglio, facendo diventare il salvarsi la questione primaria, si finisce per annegare per mancanza di ossigeno.
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