Vogliamo un pianeta rasato dalla deforestazione? Le leggi si fanno attendere. La situazione attuale è drammatica occorre fermare il fenomeno immediatamente
Nel corso degli ultimi tredici anni, la Terra ha perso l’equivalente di 68mila campi da calcio, ogni giorno, dal suo patrimonio forestale. In soli dieci anni sono scomparsi 2,3 milioni km2 di foreste, e le nuove aree verdi occupano solo 800.000 m2, con un bilancio negativo di 1,5 milioni km2.
Questo è quanto rilevato dallo studio pubblicato sulla rivista Science dal titolo “High-Resolution Global Maps of 21st-Century Forest Cover Change“, il quale evidenzia, grazie allo strumento della mappa interattiva, quanto patrimonio forestale stiamo perdendo in questi ultimi anni.
Deforestazione, l’Unione Europea vuole vietare il commercio dei prodotti che la causano
Un dato decisamente preoccupante, se lo mettiamo in correlazione con il continuo aumento della concentrazione di CO2 nella nostra atmosfera, e con la drammatica situazione in Amazzonia, in cui gli interessi internazionali fanno presupporre che, entro il 2030, il 55% di questa enorme foresta sarà distrutto per sempre.
Anche in Italia, dove foreste e boschi costituiscono la nostra salvaguardia da frane e smottamenti, oltre che un importante bene naturalistico e fonte di lavoro, incendi dolosi e necessità del settore primario e secondario fanno sì che non sia tutelato come dovrebbe.
Tutto questo, come se non bastasse, è aggravato dalla lentezza della macchina politica: infatti, il governo tarda a dare applicazione all’EUTR (European Union Timber Regulation), il provvedimento che, a partire dal 3 marzo 2013, ha vietato il commercio in Europa di legname e prodotti derivati provenienti da pratiche di taglio illegali.
Guerriglia Verde in azione a Spalato: nuovi alberi contro deforestazione e speculazione
Ogni Stato membro dell’UE ha l’obbligo di applicare questo regolamento attraverso l’emanazione di normative nazionali, ma l’Italia ancora non l’ha fatto: senza una legge, però, questo trattato non ha nessun effetto nel nostro Paese.
Tra l’altro, l’Italia risulta uno dei mercati commerciali del legno più fiorenti al mondo.
Tuttavia, non tutto è perduto.
Negli ultimi anni, l’attenzione dei media e del pubblico verso la Foresta amazzonica ha fatto sì che prendesse forma il “programa Trinaciònal“, un accordo tra Ecuador, Perù e Columbia, sponsorizzato dall’Unione Europea, che intende preservare la foresta attraverso il miglioramento e la conservazione delle condizioni di vita delle popolazioni indigene, emancipandoli dalla dipendenza soffocante dai “Signori del petrolio”.
Cosa possiamo e dobbiamo fare, noi?
Il primo passo è rispettare la natura che incontriamo, riconoscendo la vita in ogni albero e fiore che incrociamo sui nostri sentieri.
In secondo luogo, acquistiamo solo legname certificato ed autorizzato: nessuno demonizza l’accensione del caminetto o della stufa, ma l’importante è non distruggere i boschi con il taglio indiscriminato e gli incendi dolosi.
Inoltre, collaboriamo con le istituzioni, segnalando incendi e comportamenti che ledono il nostro patrimonio naturalistico. Possiamo inoltre fare pressione sul governo affinché prenda una reale posizione in merito a queste questioni.
Infine, se vogliamo aderire con maggiore partecipazione, si può prendere parte alla manifestazione WWF del 18 maggio, la “Giornata delle oasi“, contribuendo alla salvaguardia dell’Amazzonia e di tutto il nostro polmone verde.
Senza alberi, verremmo soffocati dal nostro stesso inquinamento. L’agricoltura è importante, ma prima ancora di consumare cibo e guadagnare dobbiamo ricordarci di respirare.
[Foto di copertina @Pixabay]